Anche a casa, perché rinunciare al canto?
La voce è in continua evoluzione e risente di ogni emozione provata. Coltivare la propria voce vuol dire lavorare su sé stessi.
Con la lezione di canto online hai la possibilità di lavorare sulla tua voce in modo nuovo e divertente con l’insegnante che vuoi direttamente a casa tua!
Si può pensare che la lezione online sia impersonale ma al contrario, proprio perché manca l’approccio “dal vivo” si sviluppano capacità di interazione differente.
Grazie a un metodo chiaro e semplice, anche a distanza, si arriva al cuore dell’obiettivo.
Lezioni online su Skype o WhatsApp.
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In questo corso si riscopre il benessere generato da una buona e sana respirazione.
Imparare a impegnare correttamente il diaframma è fondamentale per ottenere un maggiore controllo vocale e quindi, per avere la sicurezza di cui hai bisogno!
La respirazione diventa strumento terapeutico per tenere viva un’attitudine mentale positiva.
Il corso di canto è rivolto a studenti ma anche a chi non vuole fare della musica una professione.
Si tratta di lezioni individuali in cui si studia il rapporto tra apparato vocale e respiratorio, senza tralasciare la componente psicologica per una corretta formazione del suono.
Per chi si avvicina per la prima volta al canto, al di là della tecnica, del genere, del controllo del fiato, della maschera eccetera, l’obiettivo è la riscoperta del proprio strumento vocale: il corpo.
In questo senso, il canto è solo un mezzo per ossigenare il corpo e liberarlo da tensioni.
Per chi volesse migliorare le sue conoscenze una volta trovato il punto di forza della voce e il suo relativo punto debole si stabilisce il percorso che più si addice alla vocalità del singolo allievo.
L’obiettivo è quello di acquisire una solida tecnica per avere il massimo risultato col minimo sforzo.
Sai tutto, hai studiato tutto il libro, gli appunti, le slide, hai riascoltato tutte le registrazioni delle lezioni, ma quando arrivi davanti alla commissione ti sembra di non ricordare nulla, le regole della grammatica diventano nebbia, la gola si stringe, quasi non riesci a respirare…
Oppure sei un docente che di norma riesce a parlare a una platea piena di studenti ma improvvisamente tutte quelle facce ti fanno sentire in soggezione e inizi a balbettare.
Le dinamiche sono diverse ma il problema è lo stesso: il fiato!
La graduale carenza di ossigeno nel sangue porta ad una perdita di concentrazione e i diversi tentativi di ripresa finiscono per peggiorare la situazione. Certo, non siamo qui per parlare di ansia o di attacchi di panico. Ci si occupa della meccanica del fiato e della fonazione legata alla componente emotiva.
C’è chi dice che cantare in pubblico sia un po’ come stare nudi. E’ un’immagine forte. Ma è pur vero che il canto è una cosa intima e personale e a volte l’idea di cantare davanti ad altri terrorizza a tal punto da decidere di limitarsi al canto sotto la doccia!
Io, ad esempio, sono stata anni a cantare alle feste, ai compleanni, solo se tutti i parenti non mi guardavano.
Una cosa un po’ insolita quanto comica! E invece, in alcuni casi, stare davanti a un parente, e quindi davanti a una persona con cui c’è un certo coinvolgimento emotivo, è estremamente difficile; più che davanti a un estraneo, ci sentiamo sotto giudizio, proprio perché teniamo a quella persona, e allora vorremmo fare una bella figura.
In qualche modo, chi canta, affida una parte di sé all’altro, come un regalo, e spera che possa piacere, spera che l’altro possa averne cura. Più la persona è importante, più il regalo è prezioso.
Ma cantare davanti al proprio partner come deve essere? Mi potrebbe prendere in giro? Mi sentirei sminuita oppure apprezzata?
Finora, quando si parla di “canto di coppia” vengono in mente i duetti che sono rimasti alla storia, o perché no, si pensa a una serenata!
Ma prima di arrivare a cantare veramente un duetto, c’è tutto un percorso da fare prima, bisogna entrare in sintonia, bisogna fare come due funambuli che camminano su due fili diversi tenendo in mano un solo bilanciere. E per fare questo bisogna impegnarsi. Bisogna fare, la terapia di coppia e cioè il canto di coppia!
“Bravissima insegnante, sa sintonizzarsi con creatività alla personalità e alle esigenze degli allievi, variando anche le posizioni (sdraiati a terra, seduti, in piedi). Dopo la lezione ci si rimette, per quanto si può ovviamente, in pace con la propria voce.”
Gilda
“Ricordati di respirare. Quante volte me lo sono sentito dire! Per una persona ansiosa come me è il primo consiglio prezioso che ognuno è pronto a dare con al seguito la splendida spiegazione: “Sì perché l’ansia ti toglie il respiro e tu resti in apnea e la mancanza di respiro fa aumentare l’ansia. Perciò ricordati di respirare!”
Purtroppo l’effetto magico queste paroline non ce l’hanno, come quando ti dicono “Stai calma!” Ti viene da fare tutto il contrario. Con Maria Chiara invece respirare è bello!
E mentre ti guida negli esercizi passo per passo, ordinandoli sulle tue esigenze, fai un’esperienza unica: respiri! E non te lo dimentichi più perché ogni volta conosci un po’ di più il tuo corpo nei punti precisi da dove puoi attingere fiato e forza. E con il respiro arriva la calma tanto attesa, non per magia, ma perché con lei diventi esperta di respiro.”
Gloria
“L’ansia mi prende un giorno su tre, mi sembra di non poter più respirare. Ho fallito tutti i miei tentativi. Poi un’amica mi ha consigliato le Pillole di respirazione.
Maria Chiara Serafini è capace di coinvolgere nei suoi esercizi personalizzati, con garbo e attenzione.
Il risultato è un immediato beneficio, e una irreversibile abitudine ad una respirazione vera che coinvolge corpo e mente.”
Francesca
“Non siamo più giovanissimi, forse per questo l’idea di fare esercizi insieme ci dava un certo imbarazzo. L’abbiamo detto a Maria Chiara e lei quasi senza accorgercene ci ha fatto lavorare in sincrono. E’ stato molto piacevole e ci ha ridato anche una certa freschezza nel rapporto di coppia.”
Ida e Antonio
“Sono da poco in pensione ma non sono inattivo, ho l’erba da tagliare, le passeggiate, i giri per gli uffici.
A cosa mi servivano le lezioni di respirazione che mia moglie a tutti i costi voleva farmi fare?
Ho iniziato solo per metterla a tacere, con l’intento di lasciare dopo un paio di volte. Invece non so come mai, ma alla fine di ogni Pillola di respirazione mi sento come un ragazzetto che è pronto a scattare al suono della campanella! Oltre che stare meglio, mi diverto!”
Franco
“Sai chi sa trasformare l’impegno in piacere?
Maria Chiara, ecco chi! E questo è il come e il perché:
Siamo marito e moglie e da circa un anno e mezzo siamo affezionati allievi di Maria Chiara; fin dalla prima lezione empatia e capacità professionali hanno fatto una specie di magia: Hanno permesso a me (Stefano) - praticamente neofita e per definizione “non intonato” - di appassionarmi al canto, grazie a metodo, pazienza, esercizi ed esempi (mitici e coloriti tra l’altro!).
Io (Daniela) - che ho un po’ più di esperienza canora - ogni volta ricevo ottimi suggerimenti e correzioni sia in merito alla vocalità che alla respirazione, il tutto condito con simpatia determinazione e competenza.
In più, seguire le lezioni di Maria Chiara è anche una buona “Terapia di coppia”. Vi pare poco? Grazie Maria Chiara”
Daniela e Stefano
Queste sono alcune delle domande che mi vengono rivolte più spesso. Alcuni mi interrogano mentre mi guardano dalla testa ai piedi come se stessero cercando qualcosa di nascosto. Un ingegnere si può definire tale dopo la laurea ma una cantante anche dopo la laurea, resta sempre una venditrice fumo solo perché si definisce tale.
Forse per capire a pieno la sua vera utilità, bisogna farlo! Bisogna iniziare un corso di canto. La stessa cosa avviene con lo sport; finché si leggono su una rivista i benefici dell’attività fisica sul corpo e sulla mente, senza mai metterla in pratica, non ci si crede mai fino in fondo.
Sembra una favola l’idea che diventare padroni della propria voce cambi la vita; eppure, come per lo sport, è dimostrato che la cura del proprio apparato vocale porta dei benefici. Non si tratta solo di un passatempo per il dilettante o di lavoro per il professionista ma anche dello sviluppo di capacità cerebrali che normalmente non vengono utilizzate.
Uno dei maggiori benefici che porta lo studio del canto è una corretta respirazione. Ultimo ma non meno importante, porta un beneficio psicologico: lavorando sulla propria voce e conoscendo le proprie capacità, migliora l’autostima.
Non è esattamente la stessa cosa. Un libro aggiunge qualcosa che manca. Lo studio del canto non fa altro che portare alla luce qualcosa che, inconsapevolmente, viene trattenuto perché troppo spaventati o troppo timidi. In pratica, la soluzione è già dentro.
Forse non è l’origine del problema, ma è una conseguenza: non a caso si dice che l’organo vocale sia il secondo organo sessuale; proprio perché riflette le emozioni provate. Certo, avere una buona impostazione vocale non mi evita di provare delle emozioni spiacevoli, ma se sono sicura della mia voce potrei far valere le mie idee.
Certo! Sono la prima a dire che lo sport fa bene! Ma in fondo il canto assomiglia allo sport: la stessa precisione che serve per alzare un peso in palestra è necessaria per cantare. Entrambi esigono una disciplina.
Cantare, come parlare, avviene in maniera naturale. Ma come disse una cantante: “Anche una pietra è naturale, ma noi non vogliamo avere una voce di pietra!” La naturalezza della voce è fondamentale, nessun insegnante che si rispetti chiederà mai di modificare la propria voce per farla assomigliare a quella di un altro.
Detto ciò, la natura da sola non è sufficiente: come nello sport, per mantenere qualità nel tempo sono necessari continuo esercizio, tecnica e disciplina.
Nessuno è stonato. Alfred Tomatis diceva che le difficoltà nella fonazione derivano dall’orecchio. Se non riesco a riprodurre correttamente un suono è perché non riesco a percepirlo bene.
Si tratta di una dinamica complessa a cui, di solito, non si presta molta attenzione, ma col giusto lavoro, anche la persona che si sente la più stonata del coro, può cantare.
Si parte dalla premessa: “Se puoi parlare, puoi cantare!”
E’ vero, non si canta con l’orecchio. Si canta con tutto il corpo.
Per un pianista lo strumento è il pianoforte, ma se non preme i tasti del pianoforte, il pianoforte non suona da solo. Lui usa il suo corpo per entrare in relazione col pianoforte.
E così il cantante, a maggior ragione, deve usare tutto il corpo per “suonare” il suo strumento.
Come l’atleta non corre solo con le gambe ma usa anche le braccia per bilanciare la spinta e la respirazione per portare abbastanza ossigeno ai muscoli, così deve fare il cantante.
Deve trovare il giusto equilibrio per coordinare al meglio respirazione ed emissione vocale per una corretta fonazione.
Certo, quello della respirazione è un meccanismo automatico, respiriamo senza pensarci.
Ma in realtà solo da appena nati abbiamo una corretta respirazione (ecco perché i più piccoli riescono a piangere tutte quelle ore senza stancarsi!).
Crescendo, un po’ per cattive abitudini, un po’ per carattere, si tende ad abbandonare quella capacità; anche un atleta che non corre da tempo, quando ricomincia, deve abituare di nuovo il suo corpo con l’esercizio.
La stessa cosa vale nel canto. Quando si inizia a studiare è fondamentale partire dalla base e quindi dalla respirazione. Non basta respirare, è come respirare che fa la differenza.
In questi casi la teoria è molto legata alla pratica, alcune spiegazioni non si comprendono finché non vengono applicate.
Carl Orff, musicista e pedagogo, metteva alla base del suo metodo di pedagogia musicale il “fare prima di spiegare”, la pratica prima della teoria.
Sembra assurdo ma in questo modo la teoria diventa esperienza già provata e resta impressa maggiormente nella mente dell’allievo.
Come dice Nanda Mari nel libro Il canto come tecnica, la foniatria come arte: “La tecnica senza arte è una cosa noiosissima, ma l’arte senza tecnica è una gioia che non dura...” In altre parole non è necessaria una perfetta consapevolezza.
Tuttavia la conoscenza di una tecnica che porta ad una maggiore padronanza della propria voce rende questi meccanismi automatici.
Generalmente una cantante lirica non ha nulla a che fare con il canto Jazz o con il Pop. Si tratta di stili e repertori molto diversi tra loro. Ma una cosa in comune tra i vari generi del canto è la voce, sempre di apparato fonatorio si parla.
Il mio lavoro consiste nel dare esercizi adatti alla persona e allo stile che si vuole affrontare.
Per insegnare non basta sapere le cose e saperle fare, bisogna soprattutto saperle comunicare. Insieme possiamo trovare i giusti escamotage per far rendere al meglio la voce di ognuno. Anche la tua!
Avevo 18 anni quando mi sono trasferita da Sora a Rieti, il più bel
campo di atletica leggera che conosco.
Ci correvo anche con la
neve!
Dovevo frequentare l’ultimo anno del liceo e il mio unico pensiero in quel momento era di riuscire a sorprendere Andrea, il grande Andrea Miliardi dell'Atletica Leggera CaRiRi di Rieti.
Una decisione presa di getto perché volevo vedere se riuscivo ad
ottenere quei risultati che rincorrevo da anni ormai, con tutti i
sacrifici per andare avanti e indietro Sora-Rieti, allenarmi e poi
tornare e studiare.
Insomma l'atletica leggera era tutto il mio
mondo e mi assorbiva completamente.
Neanche mi ricordavo che dalle elementari fino a tutte le medie amavo cantare nel coro del maestro Cedrone, una istituzione in fatto di direzione di coro, non solo a Sora.
Ci portava a partecipare a Concorsi di voci bianche in giro per l'Italia ed io avevo persino rimosso quel piccolo appunto sul diario di scuola scritto al ritorno da un concerto in Veneto:
da grande voglio fare la cantante lirica!
Il maestro Cedrone era entusiasta del modo con cui avevo appreso e messo in pratica nei minimi particolari le cose che insegnava al coro. “Sua figlia canta proprio col diaframma, e questo seguendo semplicemente le lezioni del coro!” diceva a mia madre.
Ma l'inizio del Liceo Classico aveva messo la parola fine al Coro
quasi fosse un bella favola da bambini.
Così, ho smesso di
pensare al canto ed ho intensificato i miei impegni con lo studio e
l’atletica.
La vita a Rieti era scandita come un orologio, ancora più che a casa.
Scuola, allenamento, studio, riposo.
E la domenica trasferte, gare, e unica eccezione una puntatina da McDonald's.
Non c'era spazio per niente altro.
Mai avrei pensato di incontrare, proprio a Rieti, una cantante lirica.
Lucia mi incuteva fascino e timore allo stesso tempo.
La sua figura esile ed il portamento nobile mi colpirono subito quando è entrata in classe per proporre il suo Corso extrascolastico di Canto Lirico.
Ancora adesso non so spiegarmi il perché al suono della campanella corsi ad iscrivermi: avrei studiato canto lirico con Lucia Casagrande!
La sera i dubbi mi assalivano.
Dopo quasi cinque anni mi sarei ricordata come si canta? La mia voce era ancora intonata? Che fine avevano fatto le mie corde vocali, usate solo per urlare quando facevo il tifo alle mie compagne di squadra!
Indimenticabili, così definirei i giorni con Lucia, culminati nel concerto di fine anno al Teatro Comunale di Rieti.
Il primo concerto in cui cantavo da solista.
Conservatorio o Scienze Motorie?
Era un dilemma solo mio, per tutti la parentesi canora era solo una parentesi appunto!
Ci ho provato, mi sono iscritta a Scienze Motorie a L'Aquila e la frequento da Rieti perché intanto continuavo gli allenamenti con Andrea.
Anche se di nascosto, avevo ricominciato a studiare solfeggio e prendevo qualche lezione da Lucia, era il nostro segreto!
All'Università mi trovavo bene, le materie tutto sommato erano interessanti, gli amici, l'ambiente universitario, ma dopo sei mesi di questa vita ho cominciato ad essere confusa.
Mi sentivo divisa dentro, i miei desideri non erano più gli stessi, non capivo più cosa mi stesse succedendo.
Nell'atletica mi buttavo a capofitto era il mio rifugio e la mia forza. Non ho mai saltato un allenamento, con la pioggia o la neve.
Facevo fatica a prendere un raffreddore!
Ed allo stesso tempo la fatica delle lezioni di solfeggio mi entusiasmava ancora di più.
Il problema è che non mi ci vedevo a fare l'atleta a vita.
Invece pian piano cresceva in me la spinta a dedicarmi totalmente al Canto.
Iscriversi al Conservatorio non era semplice come pensavo: bisognava superare un esame di ammissione preparando una serie di brani, ed era necessario procurarsi anche un accompagnatore che suonasse il piano.
Più intensificavo le lezioni con Lucia Casagrande più non mi sentivo pronta per l’esame, quindi non riuscivo a decidermi a presentare neanche la domanda!
E come in tutte le favole ad un certo punto è intervenuta la magia!
Emanuele e Mariano i miei fratelli più grandi,scherzando e ridendo l'avevano presentata loro la domanda al Conservatorio Santa Cecilia di Roma!
Gli urli che feci quando me l'hanno detto se li ricordano pure i muri!
Essendo la più piccola di casa si sentivano autorizzati a giocare con me come se fossi ancora una bamboccia!
Ma ormai il danno era fatto, comunque valeva la pena provare!
È stato in quel momento che ho dovuto fare la mia scelta più difficile.
Per dedicarmi all'esame di ammissione in Conservatorio dovevo lasciare l'atletica, perché avevo bisogno di tutto il tempo possibile.
In fondo in cuor mio avevo già fatto quella scelta, la vera difficoltà era parlare con Andrea!
Sapevo che non avrebbe capito, sapevo che mi avrebbe giudicato male, sapevo che avrei perso gli amici… e credevo per questo di essere preparata al distacco.
Invece è stato più doloroso di quello che pensassi.
Mi è sembrato di tradire la fiducia, di fare un passo nel vuoto, di rischiare inutilmente di perdere il sacrificio di tanti anni.
Per poi cosa?
“Fare la cantante lirica, ma esiste ancora?”
Esiste esiste, e da quel primo esame di ammissione io mi sono sentita al posto giusto!
È iniziata così l'altra fase della mia vita che ha comportato un'altra lunga carrellata di Scuola, allenamento, studio, riposo.
Solo ora mi accorgo che quei lunghi anni di atletica sono stati la base per creare stile e disciplina, cose che non possono mai mancare nella vita di una vera professionista.
Gli anni di esperienza ci rassicurano, ci sentiamo nelle mani di una persona esperta. Io non sono una persona esperta: ho due fratelli più grandi, non ho mai badato a un cane, né avuto un pesce rosso insomma, non sembra che io abbia i requisiti giusti per essere un’insegnante; quella persona, cioè, che si prende cura di una cosa, la fa crescere e la rende autonoma.
Tuttavia essere la sorella minore mi ha permesso di imparare l’arte dell’osservazione. E così, dopo il Diploma presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico Elena Principessa di Napoli, di Rieti nel 2011, sono entrata al Pre-accademico di Canto al Conservatorio S. Cecilia di Roma, nel 2012.
Quando potevo, andavo ad ascoltare le lezioni di Trienni e Bienni: canto, recitazione, lettura della partitura; per tre anni, ogni settimana ho ascoltato e osservato voci, errori, suoni che sfioravano la perfezione, ho assorbito come una spugna tutto quell’insegnamento indirettamente.
Insegnamento che ho messo in pratica quando sono arrivata a Trento per frequentare il Triennio di canto al Conservatorio di musica F. A. Bonporti, nel 2015, dove mi sono laureata col massimo dei voti sotto la guida del M° Mattia Nicolini, nel 2018.
Qui ho la possibilità di partecipare a numerose Masterclass, utili per approfondire i diversi aspetti del canto; come la Masterclass di Vocalità Infantile tenuta dal M° Valentina Iadeluca nel 2015: due giornate dedicate al gioco e ai principi della pedagogia attiva del ‘900, in cui l’allievo prima fa e poi comprende.
Nel 2016, mi immergo nello studio anatomico della laringe in due giorni di Seminario La Voce, tenuto dal Dott. Franco Fussi, foniatra artistico specializzato nella cura della voce per i cantanti.
Il 2018 vede la conoscenza del M° Concetto Campo, alla Masterclass Ascolto ed embodiment nell’apprendimento musicale e scolastico secondo Alfred Tomatis, importante studioso che ha dimostrato l’importanza dell’orecchio per la voce non solo per i cantanti ma anche per risolvere problemi legati alla fonazione in generale.
Nello stesso anno, al Seminario di Canto Corale del M° Diego Caravano, ho avuto il piacere di far parte di un laboratorio corale con brani pop della tradizione italiana e americana.
Alla masterclass di fonetica della lingua francese applicata al canto tenuta dalla Prof.ssa Ombretta Macchi, nel 2019, ho scoperto la complessità della dizione francese: ci vuole tanta pazienza e tanto studio per pronunciare correttamente la “R” francese, ma anche tutte le vocali nasali e non!
Sempre nel 2019 c’è stata una Masterclass sul canto funzionale tenuta dalla Prof.ssa Maria Silvia Roveri; due giorni non bastano per capire a pieno questo metodo che pone l’attenzione sulle sensazioni provate durante la fonazione, lasciando che sia il canto stesso a trovare la corretta via.
Le Masterclass di Canto sono, invece, un pò delle terapie d’urto: non si conosce l’insegnante, si spera di fare una bella figura, di cantare bene e quindi, di azzeccare il brano giusto, quello che mette in evidenza le qualità della voce, ma possono esserci dei dubbi.
E’ successo nel 2016 alla Masterclass tenuta dal Baritono Giulio Mastrototaro; ero indecisa tra due brani da cantare e lui mi ha detto di scegliere quello che sentivo di più e non quello che cantavo meglio!
Un regalo inaspettato è stato quello dell’estate del 2016, quando i miei genitori mi hanno regalato una Masterclass col Soprano Orietta Manente ad Arpino, un paese nel cuore della Ciociaria.
E’ stato molto utile perchè in pochi giorni mi sono resa conto di come affrontare tutto il lavoro che mi mancava nel canto.
Nel 2017, con la M° Enza Ferrari, Maestro collaboratore al pianoforte per cantanti, ho capito di dover fare più attenzione al tempo scritto sullo spartito e a considerarmi in un duo con il pianoforte come due ballerini di tango; non a caso la Masterclass si intitolava Voce e pianoforte, un magico connubio.
La Masterclass di Interpretazione Operistica del 2018, invece, è stata gestita dal direttore d’orchestra M° Maurizio Arena; un grande personaggio preciso ed esigente, che ha affascinato tutti con i suoi aneddoti e racconti.
Di certo, è stato di fondamentale importanza il corso di pedagogia tenuto dalla Prof.ssa Lara Corbacchini; studiare il processo di apprendimento del bambino e la relativa pedagogia mi ha fatto capire quanto sia delicato insegnare il canto ai più piccoli, e quanto sia importante adattare l’approccio usato in base alla persona che deve apprendere.
E sempre di adattamento si parla quando si tratta di cantare in coro. Il Trentino ha una vasta tradizione corale: cori parrocchiali, cori di montagna, cori polifonici.
Non è mica semplice cantare in coro. Bisogna cantare ascoltando gli altri, dare il proprio contributo facendo risaltare il gruppo e non il singolo.
Sto parlando del lavoro del Coro da camera del Conservatorio di Trento, Coro Calicantus di Pergine, Coro Rigoverticale di Mezzocorona, Corale S. Michele di Bressanone, Bonporti Antiqua Ensemble del Conservatorio F. A. di Trento, Gli Allegri penitenti, Ensemble vocale Niccolò d’Arco, Coro Sociale di Pressano, 9° Accademia Europea per direttori di coro a Fano, UT insieme vocale consonante, Ensemble Hispanoamericano, Laboratorio musicale di Ravina, Coro Voci dell’Arìl di Cassone sul Garda. Ma anche del coro del Conservatorio S. Cecilia di Roma.
La possibilità di poter collaborare con questi cori mi ha permesso di acquisire maggiori competenze, utili prima per me stessa e poi per altri, una volta diventata la supplente di Canto alla Scuola musicale Giudicarie di Tione di Trento nel 2019.
Avevo da poco iniziato il Biennio di Canto, sempre al Conservatorio di Trento nel 2018 quando ho fatto il colloquio; così nel giro di un paio di settimane vengo catapultata in un’altra realtà. In un bellissimo panorama montano seguo gli adulti per il Canto e i bambini nei progetti di musica giocando.
Per questo periodo di insegnamento è stato prezioso l’intero percorso di studi fatti fino a quel momento, compreso il Percorso 24 crediti per l’insegnamento nelle Scuole Secondarie di Primo e Secondo grado terminato nel 2019. Si tratta di corsi specifici per la formazione dell’insegnante.
Si spera, dopo ogni corso, di sentirsi abbastanza preparati, abbastanza pronti per diventare quel punto di riferimento di cui si parlava prima. Ma forse è proprio vero che non si finisce mai di imparare, insegnando!
Tel. 388 7512775
Mail: mariachiarasera@gmail.com